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ico title sx Lesione midollare e speranza: Andrea cammina di nuovo con un neurostimolatore ico title dx

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Andrea ha 33 anni e quattro anni fa, il 13 ottobre 2019, la sua vita è cambiata in modo radicale. Quel giorno, durante un turno di lavoro, si è trovato costretto a saltare da un carrello elevatore che si stava ribaltando. Nella caduta, una vertebra ha ceduto e da quel momento non ha più potuto camminare. Una lesione midollare dorsale, all’altezza T11-T12, lo ha costretto su una sedia a rotelle, consapevole fin da subito della gravità della situazione. È rimasto vigile, lucido, tanto da guidare i soccorsi. Ma il trauma, fisico e psicologico, è stato immenso. Dopo l’operazione e una lenta riabilitazione, sembrava che la vita di Andrea dovesse continuare così. Ma sua madre, Margherita, ha voluto cercare oltre. È stata lei a scoprire l’esistenza di un protocollo sperimentale portato avanti al San Raffaele di Milano, con il coinvolgimento del professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia, e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un progetto che prevedeva l’impianto di un neurostimolatore midollare in pazienti con lesioni spinali traumatiche.

Dopo mesi d’attesa e una visita con il dottor Luigi Albano, Andrea riceve una chiamata: “Tra due settimane ti operiamo, ci sei?”.

Lui risponde senza esitazione.

Il 23 novembre 2023 entra in sala operatoria. Gli impiantano 32 elettrodi collegati a un neurostimolatore. La stimolazione elettrica, una volta attivata, comincia a riattivare i circuiti nervosi ancora presenti, in particolare quelli che controllano i muscoli dell’anca e del tronco, fondamentali per la postura e il movimento. Da lì inizia un percorso riabilitativo complesso, anche con l’uso della realtà virtuale. Ma Andrea, con forza di volontà e dedizione, ottiene progressi rapidissimi. Nei primi tre mesi, cammina con un deambulatore e i tutori per quasi 60 metri in sei minuti. A sei mesi dall’intervento, percorre un chilometro. Oggi dice con orgoglio: “Ora ne faccio due”. Ha scalato il ghiacciaio dell’Adamello con i ramponi e partecipato alla Wings for Life World Run. “Non ricordavo di essere così alto”, racconta, parlando di quando si è rimesso in piedi per la prima volta. L’ha presa come una vacanza, dice, ma è evidente che dietro c’è molto di più. C’è l’accettazione iniziale della sua condizione, ma anche una determinazione incrollabile. Secondo lui, è questo l’ingrediente chiave per affrontare un percorso simile.

I risultati raggiunti da Andrea rappresentano un caso unico al mondo.

Lo studio che documenta la sua storia è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Med” di Cell Press e descrive nel dettaglio l’intervento e il processo riabilitativo. Si tratta di un traguardo scientifico importante, che si inserisce in un cammino avviato nel 2023 con i primi impianti del protocollo Neuro-SCS-001, e che ha già dato risposte promettenti su due pazienti, come documentato da un altro studio pubblicato nel 2025 su “Science Translational Medicine”. Secondo il professor Mortini, il risultato ottenuto da Andrea è stato possibile grazie a un modello di collaborazione tutto italiano, in cui neurochirurghi, neuroingegneri e fisiatri hanno lavorato fianco a fianco, condividendo dati, intuizioni e strategie.

Ora il prossimo passo sarà far uscire il protocollo dalla fase sperimentale. Una volta chiuso il trial, verrà chiesta l’autorizzazione alle autorità sanitarie per rendere l’intervento disponibile nella pratica clinica. Al momento, il trattamento è indicato solo per pazienti tra i 18 e i 55 anni, in buone condizioni generali e senza patologie neurologiche concomitanti. Ma le prospettive sono ambiziose: in futuro si spera di estenderlo anche ai pazienti tetraplegici. Andrea, intanto, continua ad allenarsi e a vivere.

Il giovane ha già convinto un amico, anche lui rimasto paralizzato, a sottoporsi all’intervento. Sarà il prossimo? 

Daniele Piersanti