In un'epoca in cui le politiche sociali faticano a rispondere con efficacia alla marginalità crescente, la Finlandia rappresenta una rara eccezione. Mentre in gran parte dell’Europa e del mondo occidentale il numero di senzatetto è in aumento, Helsinki e le principali città finlandesi mostrano la direzione opposta: dal 2008 a oggi, i senzatetto di lungo corso sono diminuiti del 65%, e quasi nessuno oggi vive per strada.
Il merito è del programma "Housing First" – “Prima la casa” – un approccio nato negli Stati Uniti ma perfezionato e strutturato in terra finlandese con risultati eccezionali. A differenza dei tradizionali modelli a “scala” (che prevedono che una persona debba prima affrontare una serie di tappe – disintossicazione, inserimento lavorativo, percorsi psicologici – prima di meritare un alloggio stabile), l’Housing First rovescia il paradigma: dare subito una casa, senza condizioni, e solo poi offrire assistenza su base volontaria.
Un diritto, non una ricompensa
La filosofia alla base è semplice ma rivoluzionaria: la casa è un diritto, non un premio. Il modello fornisce un alloggio permanente, arredato, dotato dei servizi essenziali, e in cui l’individuo firma un regolare contratto di locazione. Parallelamente, viene garantito l’accesso a un supporto personalizzato – psicologico, medico, educativo, lavorativo – a seconda delle necessità.
“Le persone non riescono a uscire dalla marginalità se non hanno prima un posto dove vivere in sicurezza. È da lì che può cominciare tutto il resto”, spiega Juha Kaakinen, uno dei principali artefici del programma, già alla guida di Y-Foundation, l’ente che gestisce gran parte delle abitazioni sociali del progetto.
I numeri che dicono?
Nel 2008, la Finlandia contava oltre 18.000 senzatetto. Nel 2023, il numero è sceso a poco più di 3.500, di cui la maggior parte sono in situazioni temporanee, come ospiti da amici o parenti. I senza fissa dimora cronici sono ormai poche centinaia, e la visione di tende o giacigli nelle stazioni è diventata rara.
Il programma ha visto una forte sinergia tra Stato, municipalità e terzo settore. Lo Stato ha investito nella riconversione di vecchi ostelli e case popolari, mentre associazioni come Y-Foundation e la Società finlandese per la salute e il benessere (THL) hanno contribuito con know-how e supporto sociale.
Un investimento che fa risparmiare
Uno degli aspetti più sorprendenti è che Housing First non solo funziona, ma costa meno dei modelli tradizionali. Studi governativi finlandesi hanno dimostrato che ogni persona che esce dalla condizione di senzatetto cronico fa risparmiare allo Stato circa 15.000 euro l’anno, considerando i minori costi in assistenza sanitaria d’emergenza, giustizia penale e servizi sociali d’urgenza.
Non senza sfide
Il successo del modello non è stato privo di difficoltà. L’approccio ha richiesto una trasformazione culturale importante: tra gli operatori sociali, nei servizi sanitari e anche nell’opinione pubblica, dove inizialmente prevalevano visioni punitive o meritocratiche del problema. Ma l’evidenza dei risultati ha gradualmente conquistato consenso trasversale, tanto da rendere Housing First una politica strutturale, sostenuta dai principali schieramenti politici.
Un modello replicabile?
Il caso finlandese è oggi osservato da molti Paesi, tra cui l’Italia, dove esperienze-pilota di Housing First sono in corso in città come Bologna, Torino e Padova. Tuttavia, la replicabilità richiede coraggio politico, risorse pubbliche e un cambiamento di visione: dall’assistenzialismo alla dignità, dalla gestione dell’emergenza alla prevenzione.
Per la Finlandia, il diritto alla casa è diventato il punto di partenza per restituire autonomia e speranza. E dimostra che quando lo Stato crede nelle persone, le persone possono ricostruire se stesse.
Daniele Piersanti