Agenti sotto stress mentre cresce il numero di detenuti con fragilità psichiche
Un uomo di origini nordafricane si è tolto la vita la scorsa notte all’interno del carcere di Vasto, in provincia di Chieti. Secondo le prime informazioni, il suicidio sarebbe avvenuto per impiccagione con un lenzuolo fornito dall’istituto.
L’episodio ha suscitato un’immediata reazione da parte delle organizzazioni sindacali del comparto penitenziario, che già nei giorni scorsi avevano formalizzato uno stato di agitazione per denunciare la carenza di organico. Secondo i rappresentanti di Sappe, Osapp, UIL e Cnpp-Spp, la struttura di Contrada Torre Sinello registra oggi un deficit di almeno 21 agenti rispetto a una dotazione organica già giudicata inadeguata. A questi si sommano 12 sottufficiali mancanti, un direttore in servizio “a scavalco” e l’assenza di funzionari in grado di coprire ruoli di vicecomando.
Il comunicato congiunto diffuso dopo il suicidio evidenzia come simili tragedie pesino sullo stato emotivo di un personale ridotto all’osso. Proprio durante la notte dell’evento – fanno notare i sindacati – i turni risultavano coperti da un numero di agenti inferiore al fabbisogno, mentre tra i detenuti permane un’alta incidenza di problemi psichiatrici.
Secondo le sigle firmatarie, il recluso che si è tolto la vita presentava disturbi psichici noti e avrebbe richiesto un percorso di sostegno più continuo. Ma la carenza di personale non riguarda solo gli agenti: la struttura dispone di appena quattro funzionari giuridico-pedagogici, rendendo difficile garantire un intervento educativo e psicologico quotidiano, compresi i festivi.
I sindacati hanno espresso vicinanza ai colleghi in servizio la notte del suicidio, riconoscendone il disagio emotivo, e hanno confermato la volontà di discutere l’emergenza in un incontro previsto per martedì con il provveditore regionale.