Innovazione, territorio e impatto sociale al centro del percorso premiato al Parco della Musica di Roma
Uno dei percorsi più innovativi della gastronomia contemporanea è nato a Castel di Sangro. Da qui, lo chef Niko Romito ha saputo coniugare talento, visione e un forte legame con il territorio, trasformando la cucina in un mezzo di innovazione culturale e impatto sociale. A riconoscere questo cammino è stato il Premio Guido Carli 2025, consegnato ieri a Roma, presso il Parco della Musica.
Ad annunciarlo con orgoglio è stato il sindaco di Castel di Sangro e presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, che ha definito il conferimento come motivo di orgoglio collettivo: “Quella di Romito è una storia che appartiene anche alla nostra comunità”.
Il Premio Guido Carli, riconoscimento a livello nazionale destinato a figure che uniscono eccellenza professionale e impegno civile, è stato assegnato anche all’attrice Elena Sofia Ricci, all’amministratore delegato di Acea Fabrizio Palermo e a Roberto Bezzi, presidente della cooperativa agricola di San Patrignano.
Durante la cerimonia, Romito è stato descritto come “autodidatta e visionario”, portavoce di una cucina che si distingue per essenzialità e profondità, con la capacità di diventare strumento culturale, educativo e sociale. Il suo ristorante “Reale” è stato definito un punto di riferimento dell’alta cucina, ma è l’approccio complessivo dello chef ad aver ampliato i confini della ristorazione, arrivando a toccare temi come la formazione, la nutrizione pubblica e la responsabilità d’impresa.
Nel suo intervento, Romito ha ricordato l’apertura, nel 2011, di una scuola di formazione a Castel di Sangro: “Abbiamo formato oltre 350 giovani, l’85% dei quali lavora in Italia e all’estero. Portiamo nel mondo l’identità autentica della cucina italiana. Ora stiamo contribuendo a definire nuove linee guida per la ristorazione scolastica: il cibo deve educare e migliorare la qualità della vita”.
Per il presidente Caruso, la traiettoria di Romito dimostra che l’eccellenza può nascere e svilupparsi anche lontano dalle grandi città. “La sua esperienza ci invita a ripensare il ruolo dei territori: non luoghi da cui emigrare, ma spazi da cui può partire il cambiamento”, ha dichiarato.